Sono le domande più semplici che aprono finestre su panorami inaspettati. Questa settimana mi è capitato di parlare di crescita personale, un argomento che affronto sempre con grande piacere. Tuttavia, questa volta mi sono ritrovata a dover rispondere a una domanda tanto semplice quanto inaspettata: “cos’è la crescita personale?”. Se ne parla tanto, quasi da darne per scontato il significato. Per questo motivo ho deciso di dedicare questo articolo proprio a questo argomento. Il modo migliore per affrontare le tematiche, secondo me, è portare esempi di vita personale.

Facciamo quindi qualche passo indietro, a quando ho iniziato a muovere i miei primi passi nel mondo del counseling, anzi i secondi, perché i primi risalgono ai miei vent’anni. In quel periodo, la vita ha deciso che fosse necessario fare prima altre esperienze. Allora non l’ho presa bene, ma per fortuna, grazie alla ben amata “crescita personale”, oggi ne colgo il nesso!

Dicevamo, nel mio secondo incontro con il counseling, la porta finalmente si aprì, e la persona che ne entrò non fu decisamente quella che ne uscì. Allora vi chiederete: “E chi entrò?” Vi faccio una fotografia. Immaginate una giovane donna all’apice di quella che credeva essere la sua massima aspirazione: un matrimonio felice, una casa grande con giardino, una Mercedes coupé parcheggiata nel vialetto, un’azienda in piena espansione e un fisico che neanche a vent’anni avevo mai immaginato. Adesso penserete: “E che c’è di male in tutto questo?”.

Per rispondere a questa domanda, ho dovuto fare un viaggio profondo dentro me stessa. Il primo passo è stato chiedermi se era quello che volevo o se stavo semplicemente copiando lo schema familiare che avevo ereditato. Ovviamente, la risposta fu la seconda. Così iniziai a cercare di capire quali fossero veramente i miei desideri, e la risposta mi lasciò completamente a bocca aperta, perché erano in antitesi rispetto alla vita che stavo vivendo. Fu così che la donna che ne uscì si era trasformata in un’amante dell’avventura, a cui non serve una casa e una macchina costosa per definirsi, bensì è necessario essere leggera per cogliere le occasioni che la vita propone.

Il punto in comune tra le due me è la profonda consapevolezza di voler condividere tutto ciò con la persona amata, che per fortuna è rimasta la stessa, cosa non scontata quando si subisce un cambio così drastico. Fin qui è solo un bel racconto, ma un’altra delle cose che mi piace tanto fare è trovare i nessi e le sincronicità. Su certi argomenti non si può proprio parlare di prove, si tratta più di un sentire sotto la pelle.

Ritornando all’adesso, qualche giorno fa mi è capitato di leggere nella chat che condivido con i miei colleghi counselor di un test della personalità. Così, incuriosita, visito il sito e mi ricordo di averlo già effettuato. Decido tuttavia di ripeterlo. Mi sono detta: “Chissà se dopo tutti questi cambiamenti il risultato sarà lo stesso”. E ovviamente non lo è stato.

Premetto che non c’è un profilo migliore o peggiore; c’è semplicemente quello che crediamo di dover essere e quello che siamo realmente. Nel mio caso, la personalità dominante è rimasta la stessa, cioè quella di leader. È cambiata piuttosto la sfumatura in cui mi presento al mondo. Mentre all’inizio il mio profilo era quello di “comandante”, adesso è quello di “protagonista”, dove da una parte c’era una proiezione dell’autorità in un modo che potesse attirare verso un obiettivo comune, ora ha lasciato il posto al sentirsi chiamati a servire uno scopo più grande nella vita.

E qui termina questo viaggio alla scoperta della crescita personale. Spero di averti incuriosito sia a effettuare il test (qui trovi il link: www.16personalities.com/it/test-della-personalita-gratis) sia a intraprendere un percorso di crescita personale.

Diana

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