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Non sentirsi all’altezza… nemmeno quando sei tu a guidare

Succede più spesso di quanto immaginiamo. Persone di successo, imprenditori, leader capaci e riconosciuti che, nel momento in cui devono affidarsi a qualcuno, si bloccano. Non perché non abbiano visione o competenze, ma perché dentro si muove qualcosa di più profondo: un dubbio sottile, una voce che sussurra “non sei abbastanza”.

Nel mio lavoro mi capita spesso di incontrare imprenditori che portano avanti aziende solide, tuttavia che si sentono fragili nel momento in cui devono delegare. Non parlo di mancanza di strategia o di organizzazione, ma di un freno interno, invisibile, che si attiva proprio quando è il momento di chiedere, di dare indicazioni, di affidare.

Quando l’esperto non basta

A volte chi arriva in sessione fatica a definire cosa vuole davvero, come se il bisogno fosse che qualcun altro gli legittimi il percorso da fare. Eppure il punto non è sempre sapere “cosa manca”, ma scoprire cosa la persona non si sta concedendo.

Non sentirsi all’altezza può manifestarsi proprio lì, nel non riuscire a dare un obiettivo a un collaboratore, nel non riuscire a esprimere cosa ci si aspetta da un consulente. Come se non si fosse legittimati a farlo. Il risultato? Una frustrazione sottile e continua, che si traduce in delusione, in chiusura, a volte in rotture drastiche.

Lavorare sulla propria identità per tornare a dirigere

In questi casi, non servono nuove tecniche. Serve un ritorno al centro. Serve che chi guida un’azienda si ricordi perché lo fa, cosa lo distingue, cosa vuole portare nel mondo.

Un esercizio potente è trasformare il proprio nome in un brand. Non per gioco, ma per dare forma a un’identità imprenditoriale consapevole. Partiamo dalle lettere del nome e costruiamo un vocabolario personale: valori, caratteristiche, energia. Poi definiamo una mission, una vision e un payoff. Il tutto si trasforma in una mini-mappa che diventa una guida, un riferimento, anche per comunicare meglio con gli altri.

Il counseling come spazio di consapevolezza imprenditoriale

Fare counseling con un imprenditore non significa insegnargli a fare business. Significa creare uno spazio dove possa rimettere a fuoco la propria identità e ritrovare il coraggio di comunicarla. Significa accompagnarlo in un processo in cui torna a sentirsi legittimato a guidare, non solo a gestire.

Perché è solo quando vedi chiaramente chi sei che puoi iniziare a condividerlo. E quando inizi a comunicarlo, gli altri smettono di interpretare: iniziano a comprendere.

Diana

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