Fa freddo, il buio arriva sempre prima e l’inverno incombe. E’ Samhain.
Questa parola deriva dal gaelico “Sam Fuinn” e significa “fine dell’estate” (nel tempo divenne poi Samhuinn e Samhain in irlandese nel 1888). Va però specificato che il suo significato potrebbe essere “assemblea”, ma purtroppo non vi è certezza sulla radice indoeuropea. Gli antichi Celti dividevano l’anno in due grandi stagioni e questa festa segnava la fine di tutti i raccolti e l’inizio dell’inverno (dunque, “fine dell’estate” ci sta). Samhain – e le sue controparti nel resto d’Europa – era considerato “l’ultimo raccolto”, quello più importante perché doveva fornire gli ultimi alimenti da conservare per i mesi a venire. Ma la stagione fredda è anche sinonimo di morte, per questo motivo l’associazione con la celebrazione funebre nacque ben presto.
I Celti solennizzavano questo momento svuotando una rapa e inserendovi un tizzone ardente; poi ponevano la rapa fuori casa per illuminare la strada ai propri cari ormai defunti. Si credeva infatti che durante la notte gli spiriti dei trapassati tornassero a trovare i parenti in vita, per stare insieme e, chissà, portare messaggi alla famiglia.
Anticamente Samhain si festeggiava in base alla levata eliaca di Antares, ma oggi la data è stata fissata alla notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre. Quando la Chiesa Cattolica decise di sostituire la propria festa con quella pagana, la spostò dal 13 maggio al 1° novembre per sovrapporla.
Halloween e Ognissanti
Il termine Halloween deriva dalla frase “All Hallows’ Eve” cioè “notte di tutti i santi” che da noi è diventato “Vigilia di Ognissanti”. Vale la pena ricordare che tale frase è nata in epoca cristiana, con lo scopo di sovrapporsi a quella che era già la notte di tutti gli Spiriti, ovvero Samhain, così come attestato dall’antropologo James Frazer. Tuttavia la Chiesa non riuscì mai a cancellarla del tutto, poiché troppo amata dal popolo. Questo spiega perché molte delle tradizioni antiche sono presenti ancora oggi, come l’intaglio dell’ortaggio, la commemorazione dei defunti, la questua dei bambini, la presenza dei dolci, ecc.
Le zucche
Come già detto, gli antichi infilavano un tizzone ardente in una rapa cava posta fuori dalla finestra affinché gli spiriti dei propri cari ritrovassero la strada di casa. La zucca grossa e rotonda arrivò in Europa centinaia di anni più tardi, quando i primi coloni inglesi migrarono in America e, non avendo a disposizione rape, le sostituirono con le zucche. Mi preme specificare che la leggenda di Jack ‘o Lantern è nata intorno al 1800 ed è di natura cristiana, quindi non ha nulla a che vedere con i Celti o con le loro usanze.
Il cibo rituale
Un’altra tradizione era quella di preparare un lauto banchetto che aveva il duplice scopo di propiziare abbondanza durante l’inverno e di onorare i defunti con l’aggiunta di un posto vuoto a tavola. Le “Fave dei Morti” sono i tipici dolcetti che si preparano per la festa dei morti e si chiamano così perché gli antichi (soprattutto gli antichi Romani) pensavano che le piante a baccello fossero dei collegamenti naturali tra l’Oltretomba e la Terra. Per questo motivo credevano che i morti mangiassero fave e fagioli e durante i Parentalia (feste romane dei morti) il capofamiglia se ne gettava dietro le spalle una manciata. Col tempo l’usanza cambiò pur conservando la sostanza, cioè il concetto di cibo. Esistono in tutta Italia diverse tipologie di dolcetti e tutti si chiamano più o meno alla stessa maniera: “Pan dei Morti”, “Ossa dei Morti”, “Torrone dei Morti”, “Dita dei Morti”, ecc.
Trick or Treat?
Questa frase significa “inganno o offerta?” poi divenuto da noi “dolcetto o scherzetto”. A chi non offre nulla viene fatta una burla che consiste nell’imbrattare i vetri delle finestre. Nel Medioevo i mendicanti erano soliti chiedere cibo e soldi ai compaesani con la promessa di dire una preghiera qualora avessero ricevuto un’offerta. Ma se ci si rifiutava allora si poteva incappare in un dispetto. Quel che resta di tale sgarbata usanza è proprio il “trick or treat”.
Moderni travestimenti
I Celti non possedevano il concetto di spirito maligno, infatti è solo in epoca medievale che i contadini delle campagne irlandesi e scozzesi cominciarono a credere che in questa notte alcuni spiriti di defunti malvagi potessero recargli del male. Perciò si travestivano da mostri, orchi, fantasmi e altri personaggi terrificanti, per spaventare gli spiriti o confondersi fra di essi e non essere molestati. Ecco spiegato il motivo del travestimento horror che ancora oggi accompagna questa festa.
In Italia
Da noi, ormai lo sappiamo bene, ci sono centinaia di feste diverse, tutte concentrate tra il 30 ottobre e il 2 novembre; tutte con nomi diversi e tutte con la presunzione di essere italiane al 100% e di non avere nulla a che fare con Halloween (e alcune addirittura vengono spacciate come “genitrici” di Halloween). Ahimé, niente di più sbagliato. Gli studi incrociati tra le varie tradizioni antiche e moderne dimostrano senza ombra di dubbio che, grazie agli scambi culturali, in epoca precristiana i festeggiamenti del Samhain irlandese incontrarono quelli delle festività funebri degli antichi Romani, producendo nei secoli ogni possibile variante. La festa delle “Lumère”, ad esempio, è la notte in cui da secoli si intagliano le zucche in Lombardia e in Veneto (e in alcuni paesini della Calabria). Il sud Italia è pieno di feste in cui i bambini si travestono per chiedere i dolcetti nelle vie del paese. O di nonni defunti che portano regali ai propri nipotini.
Fonte: www.calendariopagano.it
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